Il Luppolo cresce spontaneo prediligendo i boschi umidi e le rive dei fiumi; è una pianta rampicante che si aggrappa a qualsiasi sostegno trova vicino: alberi, reti metalliche, pali della luce, siepi, ecc… ma se non trova nelle immediate vicinanze nulla a cui aggrapparsi si attorciglia prima su se stessa e poi… continua a crescere sviluppando in primavera lunghi e teneri germogli muniti di piccoli uncini ben rilevabili al tatto.
I getti o germogli primaverili sono ottimi cucinati come gli asparagi. Uno dei tanti appellativi popolari, infatti, è proprio “asparagina”, ma anche Luvertis o Bruscandoli come li racconta Ugo Foscolo tra le righe de “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” serviti nella minestra contadina in una serata di maggio. A differenza di altri germogli, quelli del Luppolo sono tanto più gustosi quanto più sono grossi. Dopo averli raccolti, accertandosi della presenza dei piccoli uncini per evitare di cogliere specie simili non commestibili, vanno lavati, sbollentati ed utilizzati in aggiunta a frittate, per gustosi risotti o sformati oppure, perché no, serviti in aggiunta ad un piatto di pasta, anche da soli, per una spaghettata vegetale! Meglio consumarli appena colti per evitare il rapido avvizzimento, oppure sbollentarli, asciugarli e conservarli in congelatore.
Dopo l’infruttuoso periodo estivo, in autunno il Luppolo offre nuovamente qualcosa di interessante per gli amanti raccoglitori di piante spontanee. Sono i fiori femminili (strobili) simili a pigne, prima verdi poi beige, che pendono dall’intreccio dei rami. Questi “coni” sono formati da diverse brattee che assumono, col passare del tempo, una consistenza cartacea e racchiudono piccole ghiandole resinose che sprigionano il caratteristico aroma amarognolo-pungente.
Già nel 1200 una monaca, studiando le caratteristiche di questa pianta, ne intuì l’utilizzo che poi venne esteso alla conservazione, chiarificazione ed aromatizzazione della birra.
Ad oggi si conoscono più di 50 varietà di Luppolo coltivato per la produzione industriale della birra, ma con quello spontaneo… cos’altro possiamo fare?
Come era solito fare George III, re d’Inghilterra nell’800, potremmo dormire su cuscini riempiti con fiori femminili di Luppolo essiccati per conciliare il sonno. Pare infatti che la Luppolina, sostanza resinosa e giallastra contenuta nei coni femminili, abbia un effetto rilassante, soporifero e riesca a calmare tensioni e nervosismo.
Si potrebbero poi “amaricare” grappe o altri alcolici con l’infusione di alcuni “coni” lasciati macerare coperti di zucchero per qualche giorno.
Un bagno dall’effetto calmante si ottiene inoltre aggiungendo all’acqua un infuso preparato con questi “coni”.
Con i lunghi steli, colti a fine autunno, si possono infine intrecciare creative ghirlande oppure canestri.
Leggo in un libro dei primi del ‘900 che le “fruttescenze” (i “coni”) in alcune zone del Piemonte venivano utilizzate per la lievitazione del pane di segale, ma non trovo altri riscontri ai giorni nostri. Peccato!
Altri invece affermano che per i forti bevitori di birra o l’uso eccessivo del Luppolo come sostanza amaricante e calmante funzioni da ANAfrodisiaco… ma solo per gli uomini per una sorta di attività estrogena dovuta alla quantità elevata di ormoni vegetali – simili agli estrogeni. Per le stesse caratteristiche, alle donne procura invece beneficio alla pelle colpita da acne oppure come lenitivo dei disturbi della menopausa. Meglio comunque evitare il “fai da te” ed affidarsi ai consigli di un bravo erborista!
ATTENZIONE
Il Luppolo può essere confuso con altre piante rampicanti: la classica Campanella o Vilucchio (Calisteyga), la vite selvatica (Parthenocissus), la Vitalba (Clematis Vitalba) o il Tamaro (Tamus Communis) quest’ultimo dai getti commestibili solo se giovanissimi, ma da evitare poi per l’accumulo di sostanze tossiche.
Nessuna di queste piante però ha il fusto ricoperto delle piccole spine che servono al Luppolo per “aggredire” le altre piante come un piccolo lupo (Lupulus).
Quindi… per evitare errori, toccate e fate passare il fusticino sul dorso della mano, se tende ad attaccarsi potete essere certi di avere tra le mani la pianta giusta.