Ignazio Cantù ci ha lasciato una descrizione del Buco del Piombo che merita di esser letta per intero, non solo come quadro fedele dei luoghi di centrotrent’anni fa (chi scrive lo sta facendo nel 1970 ndr), ma anche come quadro pittoresco degli stati d’animo ansiosi e contraddittori con cui si affrontava una simile gita.
(…) Sei tu saldo sulle gambe, Hai tu coraggio nel cuore? Ascendi al decantato Buco del Piombo, spelonca ricavata dalla natura nel monte, e murata all’ingresso, per cui v’ha chi crede, indotto anche dal nome, che fosse questa una miniera di piombo, ma per ricerche che siano state fatte non vi si trovò mai reliquia di questo metallo.
(…) L’accesso nella caverna è pericoloso, dovendosi ascendere per un’angusta scala ricavata dalla natura del greppo, di qualità saponacea, senza sbarra che difende il salto a cui si possa aggrappare.
(…) A che servisse questo antro è ancora un mistero nella storia. È certo però che per qualche tempo valse d’abitazione e forse i Longobardi cacciati dai Franchi vi trovarono un asilo; forse supplì di ricetto durante le contese fraterne; forse una masnada di predoni esercitava di lassù le sanguinose escursioni.
Queste domande faceva Lorenzo Santambrogio in una sua romanza inedita:
Oh quale da destra nel masso d’interna
Orribile al guardo, profonda caverna
Che d’archi munita – la fronte turrita
De’ secoli edaci l’insulto sfidò!
All’armi, al valore d’Italia fu segno?
Di prodi Lombardi fu nobil convegno?
O forse delitti – d’erranti proscritti
Quel masso nascose, quel covo celò?
(…) L’uscita è più disagevole che l’ingresso! Guai se ti sdrucciola un piede, se ti assale un capogiro! Il burrone del sottoposto Boa non accoglierebbe di te che miserabili frantumi.
Tanto pericolo della vita non mi pare compensato da un corrispondente vantaggio! Eppure quanti si vergognerebbero d’aver temuto d’avventurare i loro giorni per appagarsi di questa curiosità e non si farebbero carico d’essersi rifuggiti di arrischiarli per salvare un loro fratello, per temprare le angosce d’un contagioso!”
(da Guida ai misteri e segreti della Brianza/Sugar Editore, 1970)