SAN TOMASO, I MANDORLI E UN “RAPONGIOU”

 

Si sale dalla frazione Belvedere di Valmadrera lungo una carrareccia acciottolata, poi comoda mulattiera, per circa 50 minuti.

Se a qualcuno può sembrare troppo faticoso, sicuramente dimenticherà lo sforzo fisico dopo essere giunto a San Tomaso, balcone naturale che domina parte della Brianza, il Resegone e i laghi di Annone e Pusiano.

I mandorli che fanno da cornice al pianoro retrostante la piccola chiesa, spiegano le corolle dei loro fiori dopo qualche giorno dal  solstizio di primavera.

Quando da noi,  in pianura, i ciliegi da fiore o Prunus cominciano a fiorire, è il momento giusto per programmare un “giro” a San Tomaso.

Quest’anno, causa giornate piovose e quasi invernali, non abbiamo goduto della meravigliosa esplosione di quel rosa tenue che tanto sognavamo ma… altre sorprese ci attendono!

 

Dopo aver apprezzato qualche attimo di relax e tepore, giunti a San Tomaso, perlustriamo la zona in cerca di qualche erba buona da cogliere. Questa volta anche Pia, che tanto aveva apprezzato lo scorso anno questa passeggiata, si è unita a noi e, nonostante i suoi tentennamenti iniziali, la convinco a cogliere alcune violette che utilizzerà per preparare lo sciroppo di viole seguendo passo passo la ricetta pubblicata tempo fa nella sezione “le Ricette Verdi di zia Ste”.

Il sentiero n° 5, che continua verso l’antica zona “Molinata” o “Taja sass” dove si trovano alcuni massi erratici, è frequentatissimo.

Il mercoledì e la domenica in molti transitano da San Tomaso anche per pranzare al ristoro O.S.A., gestito dai volontari  dell’organizzazione sportiva alpinisti, o all’Agriturismo Rusconi, e così… in molti scambiano qualche chiacchiera con noi per sapere ,incuriositi, quali erbe stiamo raccogliendo, raccontandoci poi di un tal “Rapongiou” che cresce da queste parti, ben conosciuto dal signor Dionigi, cuoco del ristoro.

 

Non ci resta che tornare a San Tomaso, gustare ed apprezzare gli  ottimi piatti e farci indicare da Dionigi questa pianta aliena!

“Non so quale sia il suo nome italiano” ci dice “noi lo cogliamo in autunno, quando non è così minuto ed è molto più buono! Vi contatterò non appena riuscirò a scovare come è chiamato ufficialmente”.

La sua gentilezza e la simpatia dei vari escursionisti e commensali sono da ricordare… così semplicemente ringraziando pubblicamente  “i tre moschettieri” e gli altri che leggeranno questo racconto… e si riconosceranno.

 

Nel frattempo penso di essere riuscita a capire di quale pianticella aliena trattasi: Raponzolo montano, forse! Attendo conferma dal nostro amico di “piante selvatiche”.