IL SIGNOR DOMENICO E LE CASTAGNE D’ACQUA

 

 

Una domenica mattina là dove il Lambro, qui Lambrone, si getta nel lago di Pusiano.

 

 

 

Lui, con la sua macchina fotografica in spalla, sbuca tra il canneto in parte divelto dalla forza dell’acqua dopo giorni e giorni di pioggia quasi torrenziale. – “Scusi, da dove arriva? Continua da quelle parti questo sentiero?” – Così il nostro approccio!

Da veri “exploratori” ci interessa saperne di più e perderci, questa volta, nei racconti appassionati del signor Domenico, che ama la natura, i fiori, ma soprattutto le orchidee selvatiche che fotografa e cataloga.

“Delle 65 specie di orchidee selvatiche lombarde ne ho immortalate ben 49!” – ci dice – “Non è ancora stagione per scovarle, ma dalla prossima primavera si ricomincia!”

E noi gli chiederemo di poterlo accompagnare in una di queste sue cacce fotografiche… sicuramente!

 

 

 

Mentre il nostro appassionato amico racconta, raccoglie da terra cose strane simili a mezzi busti Ninja, a quattro punte, di colore scuro. – “Sapete cosa sono?” – GVMass non ne ha la più pallida idea; a me sembra di aver visto qualcosa di simile tra i resti di quelle forti mareggiate che riempiono le spiagge di oggetti curiosi, ma… cosa sono e perché al mare e qui, in un lago di origini glaciali? Qual è il nesso?

 

 

 

                                                                                                                                                                     foto di Andrea Moro per orto Botanico Padova

“Queste sono castagne d’acqua, i frutti della Trapa Natans” – ci dice – “Da noi piante acquatiche quasi estinte per gli interventi di bonifica dei laghi, ma in passato quasi infestanti dei laghi lombardi e non solo.Venivano consumate crude o cotte come le più note castagne di “bosco”. Nel Mantovano era apprezzato il risotto con questo frutto amidaceo e dolciastro. E che dire della farina che veniva utilizzata nei lunghi periodi invernali dalle antiche popolazioni palafitticole del lago di Varese? I frutti, che galleggiano, vengono trasportati dai fiumi fino al mare per tornare poi sulla terra ferma cullati dalle onde, ma a quel punto non si possono più mangiare, si possono solo utilizzare per farne ciondoli oppure custodire come porta-fortuna”.

Che notizia curiosa, per me, sempre alla ricerca di piante spontanee eduli ed insolite. Questa mi mancava!

 

 

 

 

Continuiamo la nostra camminata in compagnia del signor Domenico.

Il sentiero che costeggia il Lambrone lungo la sua destra orografica continua poi su quella sinistra, dopo aver attraversato un ponte nei pressi del centro sportivo con l’omonimo nome.

Salutiamo il nostro nuovo “amico di explorazioni” ringraziandolo per le preziose informazioni e promettendogli di rincontrarci a breve.

 

 

 

 

Noi proseguiamo lungo il fiume per continuare poi lungo una strada sterrata a sinistra che in breve ci porta all’agriturismo “La Geretta“.

In tasca ho le due “castagnole” per ricordarmi di approfondirne la conoscenza, visto che tanto mi incuriosiscono.

Quante cose si imparano “explorando”!