COLMA DI SORMANO – ALPETTO DI TORNO E… RITORNO

 

 

 

ALTITUDINE partenza e arrivo: COLMA DI SORMANO 1128 m s.l.m

ALTITUDINE massima raggiunta: COLMA DEL BOSCO 1235  m s.l.m.

 DURATA: circa 2 ore e 30 , a passo lento
 CARTELLI INDICATORI: in parte
 PERCORSO: ad anello

●●●●●: percorso di andata Colma di Sormano – Alpe Grossa-Alpetto di Torno- Agriturismo Binda 

●●●●●: percorso di ritorno Agriturismo Binda- Colma di Sormano  

 

 

La neve quest’anno l’ha fatta da padrona! A 1200 mt di quota, tra le prealpi lombarde, ha coperto col suo manto soffice prati e sentieri fino a marzo inoltrato, per la gioia di grandi e piccini che amano divertirsi scivolando oppure adorano camminare con le ciaspole ai piedi. Ma per noi, che passeggiamo raccogliendo anche le buone erbe primaverili, è stata un tantino d’impiccio!

 

 

Aprile, una domenica soleggiata, finalmente riusciamo a programmare la nostra “excursione” dalla Colma di Sormano e ritorno, passando dall’Alpetto di Torno.

Lasciato Enrico e gli amici astrofili a guidare il “pubblico” in visita all’osservatorio astronomico tra telescopi, filtri solari, meteoriti e bilance spaziali, mi avvio con Rita e Boler verso il il largo sentiero ai piedi del ristorante “La Colma” seguendo le indicazioni Alpetto di Torno – Alpe Spessola. Una nuvola “fantozziana” ci perseguita, accompagnandoci con le sue fresche goccioline per la prima mezzora di cammino. Giunti alla Colma del Bosco, anzichè proseguire verso l’ Alpe Spessola, pieghiamo a sinistra scendendo in direzione Alpetto. 

 

 

Lungo questo primo tratto del nostro “giro” grossi alberi sradicati come fossero fuscelli ci ricordano di una nevicata precoce che, con il suo peso, aggravato dalla presenza delle foglie autunnali sui rami non ancora spogli, ha schiacciato e compromesso la stabilità di alcune piante. Ci racconteranno anche di una sorta di tromba d’aria che ha dato man forte alla nevicata tanto da rendere tratti di bosco davvero inquietanti.

 

 

La nube si dissolve… il sole ci accompagnerà per il resto del percorso intervallato da cumuli di neve ancora presenti nei tratti meno esposti alle temperature miti di questa primavera. In lontananza si intravvede l’Alpe Grossa  che  attraverseremo prima di raggiungere l’ Alpetto di Torno.

 

 

 

Ci troviamo nei pressi di una “bolla” per l’abbeveramento del bestiame, creata artificialmente dall’uomo ed impermeabilizzata con cenere e foglie per poter raccogliere l’acqua piovana utile non solo agli animali da pascolo, ma ottimo biotopo per la fauna selvatica: anfibi, selvaggina e pipistrelli.

Erbe spontanee… ancora nulla!

 

 

Raggirata la valle, nei pressi dell’Alpe Grossa, ecco le tenere foglie del Buon Enrico, lo spinacio selvatico caratterizzato da una leggera “sabbiolina” biancastra che ricopre la pagina inferiore delle foglie, ottimo consumato anche crudo quando ancora tenero! Le ortiche, così piccole ma “paffutelle, l’Assenzio, dal profumo penetrante utilizzato fin dall’800 come ingrediente per la “bevanda dei poeti maledetti o fata verde”, il Tarassaco, quasi invisibile, con i boccioli ancora nascosti tra le foglie della rosetta basale. Che la raccolta abbia inizio!

 

 

Dall’Alpetto di Torno, caratteristico rifugio con ottima cucina e camere per un quieto riposo notturno, scendiamo lungo la stretta strada carrozzabile che in circa 30 minuti ci porta fino alla statale che, scendendo dalla Colma di Sormano attraversa  il Pian del Tivano e scende fino a Nesso sul ramo occidentale del lago di Como.

 

 

Attraversiamo la statale, lasciandoci alle spalle lagriturismo Binda, altrettanta ottima cucina… (suggerisco: gnocchetti all’ortica e speck, ravioloni ai porcini, fesa di vitello alle nocciole…) proseguiamo in fondo al prato, imboccando un sentiero che si inoltra nel bosco, segnalato da cartelli che riportano la scritta: La vetta ti aspetta.

 

 

Quest’ultimo tratto di sentiero meriterebbe di essere più curato e segnalato! Le grandi foglie di Veratro (ahimè tossico!) sbucano tra le foglie secche disegnando isole di linee geometriche sinuose. Qua e là, qualche pianticella ritardataria di Primula Veris.  La cugina e più comune Primula officinalis è stata tra le prime pianticelle primaverili a colorare di giallo pallido boschi, prati e scarpate.

In circa 30 minuti di salita si raggiunge la sommità della Colma del Piano  sbucando, dopo un tratto in pineta, difronte  ai cartelli informatori dell’Osservatorio di Sormano.

 

 

Siamo ancora in tempo per un ultimo sguardo al sole attraverso i filtri del telescopio e, in attesa dell’apertura serale dell’ osservatorio, sosta mangereccia al rifugio-ristorante La Colma per un piatto di pizzoccheri fumanti e funghi trifolati con polenta. Le erbette raccolte… il mio pranzo di domani.

 

 

  

 

 

 

 

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