Avevamo come obbiettivo il belvedere del monte Scioscia. Ci siamo passati quasi per caso su un’indicazione vaga di zia Ste che se l’era trovato davanti all’improvviso, come se fosse destino, la settimana prima: parlo del Casino delle Streghe di Eupilio, una sorta di villa solitaria, che, inquietante, è immersa nel verde quasi compiaciuta del proprio altezzoso isolamento, su una collina di Eupilio (frazione Corneno), in via Segantini (e vedremo che non è un caso).
Non c’era Franco… e Paolo B è riuscito a convincere la custode – e Paolo quando vuole è veramente un caterpillar (in questo caso un eufemismo) – a lasciarci entrare per scattare qualche innocua fotografia. Le nostre facce da bravi ragazzi ultracinquantenni – e quella facciatosta di Paolo (anche qui un eufemismo) – avevano probabilmente convinto e tranquillizzato la signora che, avremmo scoperto più avanti, essere una ricca miniera di aneddoti, storie e leggende di quello strano e suggestivo posto.
Rimandato per questione di tempo – dovevamo andare sullo Scioscia – l’ascolto dei racconti della custode, riportiamo qui una parte di quello che, sul Casino delle Streghe, abbiamo trovato visitando il sito della bella rivista Orobie (www.orobie.it).
(…) paiono invece destituite di fondamento le storie, circolate copiosamente dalla metà del XIX secolo in poi, di oscuri maneggi e vessazioni perpetrati sulla popolazione e sulle fanciulle locali di un signorotto di nobiltà cadetta nel Seicento della Milano spagnola. Il successo dei “Promessi sposi” e la vicinanza dei luoghi manzoniani deve aver dato fiato a leggende locali, peraltro presenti con la medesima cifra in tutti i paesi circonvicini, che si incastonavano sull’aspetto solitario e tetro della collina e del casino di caccia costruito agli inizi del Settecento.
(…) del periodo delle leggende di scarsa fondatezza permane dunque solo un unico, importante dettaglio: il nome Casino delle Streghe, probabilmente mutuato da tutti i racconti terribili che circolavano sull’isolato edificio e con il tempo arricchiti anche da testimonianze di sabba e riti di stregoneria.
Quanto permane di certo è invece un edificio signorile dal grande fascino, dato soprattutto dalla posizione solitaria e “romantica” e dal balcone naturale della collina su cui è posto. Tra le strutture collegate alla nuova vita di questo luogo, e cioè come detto, la sua funzione di villa di campagna, una delle più interessanti, è la ghiacciaia rotonda che si può ancora oggi scorgere nella parte di parco che degrada verso il lago Segrino.
Il casino ospitò per un certo periodo anche il pittore Giovanni Segantini.
Si chiama Casa delle streghe perché ivi, nella seconda metà del XVI secolo, vennero arse vive delle donne del luogo tacciate per l’appunto di stregoneria. (cfr. ‘Vicende della Brianza e de’ paesi circonvicini’ di Ignazio Cantù, 1837)