Nasturtium, dal latino nasi tortium o “ torcinaso” per l’ aroma pepato-senapato che causa la contrazione delle narici nasali. Attenzione però! Non stiamo parlando del piccolo fiore arancione, a trombetta, che ben si sposa con il radicchio per una tipica insalata sarda. Il Nasturzio ( Tropaeolum) appartiene ad una famiglia diversa da quella del Crescione d’ acqua ( Nasturtium officinalis) di cui parliamo.
Ciò che entrambe queste spontanee hanno in comune è proprio l’ aroma…molto simile.
Il Crescione d’ acqua popola sorgenti, fontanili, ruscelli, acque ferme e prati umidi.
Le sue radici si sviluppano nella parte inferiore del lungo fusto cavo e strisciante che può raggiungere anche i cinquanta centimetri d’ altezza. Le foglioline lucide e di un bel verde scuro brillante insaporiscono insalate, formaggi, zuppe e omelette.
E’ importantissimo accertarsi della qualità delle acque in cui cresce questa pianta : le radici assorbono gli elementi nutritivi utili ma anche quelli inquinanti, diffondendoli poi in tutta la pianta con conseguenze non sempre salutari per il nostro organismo. Se nelle vicinanze di questa crucifera, ricchissima di vitamine e minerali, pascolano bovini e ovini, tra le sue foglie si potrebbero annidare parassiti e/o piccoli molluschi che devono assolutamente essere eliminati per evitare problemi a livello epatico. Quindi: lavare sempre molto bene il crescione da consumare crudo o nel dubbio cuocerlo a discapito però delle preziose sostanze contenute.
Per ovviare al problema si potrebbe coltivare questa spontanee nel proprio orto o in un vaso di terra e ghiaia che andrà sempre mantenuto ben umido. Recidendo frequentemente la parte sommitale delle piantine si avrà una continua e sempre più folta ricrescita per avere verdura fresca sempre a portata di mano. Già nel 16° secolo i marinai che solcavano l’ oceano Atlantico ne facevano scorta per coltivarlo a bordo delle navi e garantirsi approvvigionamento continuo di vitamina C utile per prevenire lo scorbuto.
I Greci lo ritenevano ottimo per rinforzare il sistema nervoso, i persiani invece lo somministravano ai bambini per migliorare il loro sviluppo in altezza e potenza.
Ai giorni nostri viene consumato in gran quantità da inglesi e francesi che ne adorano l’ aroma pungente per farcire panini, preparare salse d’ abbinamento a piatti di pesce o per zuppe aromatiche. Da noi non esiste una grande tradizione culinaria a riguardo; forse il suo utilizzo più tipico è come ripieno del rinomato “cascione”, o “crescione”( ma anche per le crescentine) della cucina romagnola che lo utilizzava in abbondanza tanto da identificarlo con la stessa ghiotta piadina da passeggio oggi ripiena di ogni sorta di ingrediente.
Le sue proprietà depurative, digestive e diuretiche gli conferiscono l’ appellativo di “ insalata che cura”. Il suo consumo deve comunque essere moderato soprattutto per coloro che soffrono di cistiti.
Una chicca…qualche foglia cruda masticata lentamente giova all’ alitosi!
E’ possibile confondere il Crescione d’ acqua con il Billeri amaro ( Cardamine amara) che cresce nelle stesso habitat, dal gusto un po’ meno gradevole ma comunque commestibile e con i piccoli semi, contenuti in silique, disposti su un unica fila a differenza di quelli del crescione disposti su due file.
Evitare invece di raccogliere le foglie frastagliate e non galleggianti di alcune onmbrellifere acquatiche tossiche!