SELVAGGIA VALLE BOVA

Prendendo spunto dallo stampato di presentazione della Valle Bova distribuito durante i giorni di Agrinatura, Franco ed io, abbiamo deciso di andarla a visitare.

 




Partenza: parcheggio davanti alla chiesa di Crevenna d’Erba
Distanza in piano: 4 km
Tempo: 1:40 a/r
Altitudine minima: 358 m
Altitudine massima: 681 m
(dati EasyTrails)
Voto *****


Lasciamo l’auto nel posteggio antistante la chiesa di Crevenna d’Erba e passiamo sotto il vicino ponte nella speranza di trovare un’indicazione per l’entrata della valle. Nulla. Indicazioni zero.

Finalmente incontriamo un abitante del luogo, che interpellato, ci suggerisce un possibile ingresso.


Posta tra i comuni di Erba, Albavilla, Ponte Lambro, tra il Bollettone e l’Alpe Turati, la Valle Bova è un luogo non solo importante dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, ma anche idrografico e geologico, con importanti fenomeni carsici (le grotte).
Su una delle pareti che fanno da perimetro alla valle si apre, ad esempio, il celeberrimo Buco del Piombo dove sono stati ritrovati materiali preistorici e resti dell’orso delle caverne.
Il Buco del Piombo, oltre ad essere un gran posto per mete domenicali (quando non è chiuso) è anche uno straordinario museo all’aperto.

 

Il Buco del Piombo visto percorrendo la Valle Bova.

 


La Riserva Valle Bova, che prende il nome dall’omonimo torrente, Riserva Naturale Regionale dal 2007, merita indubbiamente una visita, e forse di più, considerando che, nelle vicinanze, oltre al già citato Buco del Piombo, possiamo trovare l’Eremo di San Salvatore, il Campanone e la Croce Pessina, posti panoramici, adatti anche a picnic domenicali (posti segnalati anche da noi alla pagina http://www.exploratoridelladomenica.it/erba-leremo-la-croce-e-la-campana/)

L’ente preposto alla gestione del parco ha diviso l’area della Riserva in quattro itinerari, caratterizzandoli per colore: blu (Le Scale e la Forra di Caino), rosso (La Fornace), verde (Della Dara e delle Alpi) e giallo (Il Buco del Piombo).


Ritorniamo al giro domenicale.
La “preziosa” e unica indicazione iniziale ci fa percorrere via Minoretti permettendoci di arrivare davanti ad una delle possibili strade d’accesso della valle. Qui, cartelli segnalatori (messi tutti insieme) ci confermano che siamo sulla giusta strada per raggiungere i nostri obiettivi domenicali. Di tutti i cartelli indicatori, scegliamo quello che segnala il Sentiero delle Scale e l’Orrido del Caino.

 


Cartelli all’entrata della Valle Bova da via Minoretti. A poche centinaia di metri da qui c’è la trattoria Il glicine dal buon rapporto qualità/prezzo.

 


Una volta entrati troviamo un solo, comodo, sentiero. Teniamo sempre sulla sinistra il torrente, soprattutto quando ad un bivio un’unica indicazione ci vuole far svoltare per l’Eremo di San Salvatore (cartello che appartiene ad un giro che avremmo poi fatto la domenica successiva).

Guadiamo due volte il Bova, senza grandi sforzi né problemi.

L’Orrido a cui siamo diretti è detto del Caino, sembra, in riferimento a quando, intorno al 1600,  in questo posto si nascondevano ladri, farabutti ed assassini.

In questa selvaggia valle, tranquilla e fresca, incontriamo ponti di legno, passerelle in metallo, scale in legno e in ferro, e numerosi massi erratici, in un ambiente altamente scenografico.

 

Sopra, il termine della valle. Sotto, passerelle in ferro e la ripidissima scala in legno.

 


Quasi sul fondo della valle, vicino ad un bel ponte di legno sul Bova, ulteriori cartelli segnalatori sfidano anche l’escursionista occasionale a misurarsi, attraverso l’ascesa di un’ardita scala in legno alta (o lunga) una quindicina di metri o la deviazione verso un sentiero che ci avrebbe consegnato l’ambita meta de il Buco del Piombo.

Il nostro obiettivo è arrivare in fondo alla valle fino a raggiungere, attraverso passerelle in ferro, una suggestiva cascata con accanto una scala in ferro. Così facciamo.

L’istinto poi ci fa salire la scala in ferro per constatare che il posto è veramente bello e che vale la pena di fermarsi un po’.

 

Ritornati in prossimità del ponte di legno, per non farci mancare nulla, tentiamo di abbordare anche la ripidissima scala in legno, desistendo solo per questione di orario (bugia!). Poi, per fare gli “exploratori fino al sacrificio”, decidiamo di seguire il percorso che ci avrebbe dovuto riportare all’auto passando, questa volta, dal Buco del Piombo.
A circa a metà del percorso però il sentiero ci scompare sotto i piedi, in una zona peraltro suggestiva e dai bellissimi colori.

 

Forse abbiamo raggiunto la cascata, di fatto è il punto dove non abbiamo potuto più continuare per via del sentiero “scomparso”. Sul masso a destra, un Franco per nulla preoccupato.

 

 

Questo il motivo principale per cui siamo tornati indietro fino all’imbocco del sentiero “scomparso”, per poi ripassare il vicino ponte in legno e puntare senza indugi verso casa, attraverso lo stesso percorso dell’andata.

 

Il panorama che si presenta una volta usciti dalla Valle Bova.

 

 

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